Bruino


Situato all’imbocco della Val Sangone, il territorio di Bruino fu probabilmente abitato inizialmente da tribù Liguri o Celtiche, fu poi incluso dai Romani nella centuriazione meridionale di Augusta Taurinorum, nel VI secolo fu occupato dai Longobardi e nel X secolo faceva parte della Marca di Torino; questo territorio fu poi ceduto da Ottone III di Sassonia al vescovo di Torino. Tuttavia non vi sono documentazioni che si riferiscano specificamente a Bruino fino all’anno 1011, quando si parla esplicitamente di chiese a Bruino in una donazione del vescovo Landolfo al monastero di San Solutore. A seguito di un periodo di contrasti fra il potere vescovile e quello dei feudatari, nel 1252 un diploma dell’imperatore Guglielmo II d'Olanda trasferisce al conte Tommaso II di Savoia il possesso di un ampio territorio intorno a Torino, in cui è menzionato il feudo di Bruino, vi si nomina un villaggio e un castello già diroccato, costruito probabilmente nel XII secolo.
In un documento del 1301 due famiglie bruinesi, i Drò e Braja, vengono indicate come co-signore del feudo di Bruino e vassalle del Signore del Piemonte Filippo I di Savoia-Acaia; nel 1348 un’altra famiglia, dei Borghesi, si aggiunse alle prime due. Questa signoria condivisa diede luogo a contrasti. Nel XIV secolo si costituì a Bruino anche una piccola comunità valdese. Nel 1390 la famiglia Drò si estinse per linea maschile e a seguito di alcune vendite il principe Amedeo di Savoia-Acaia trasferì l’investitura del feudo a Francesco Canale, la cui famiglia controllò Bruino, insieme ai Borghesi, fino al XVI secolo.
Dopo un periodo di dominio francese in cui il feudo di Bruino risultò frammentato con il possesso da parte di diverse famiglie, il dominio dei Savoia fu restaurato dal duca Emanuele Filiberto di Savoia con la pace di Cateau-Cambrésis del 1559. A seguito di varie vicende, nel 1569 l’intero feudo di Bruino fu assegnato dal duca in signoria allo spagnolo Giuliano De Olmos y Bexar. Nel 1594 fu costruita, ad opera del genero di De Olmos, la chiesa parrocchiale di San Martino[6], ancora oggi esistente e recentemente restaurata. In questo periodo fu anche costruito il castello ancora esistente, anche se molto rimaneggiato e bisognoso di restauri.
Nel 1595 la vedova di De Olmos, la fiamminga Isabella Berthoud de Malines, fu investita del feudo di Bruino. La famiglia Malines conservò il dominio su Bruino fino alla fine del XVIII secolo ed il castello viene ancora comunemente chiamato “castello dei Malines”. Nel XVII secolo Bruino riuscì a restare per lo più a margine dei conflitti fra i Savoia e la Francia. Risentì tuttavia dell’epidemia di peste del 1630. Nel 1693, a seguito dell’intervento delle truppe francesi del generale Catinat, si svolse a pochi chilometri a sud di Bruino la cruenta battaglia della Marsaglia. Alla fine del secolo il signore di Bruino acquisì per la prima volta, per eredità da uno zio materno, il titolo di conte.
Nel 1706 i bruinesi furono impegnati nella difesa di Torino dall’assedio. Nel 1758 il conte Roberto Malines emise i “bandi campestri”, regole scritte che prevedevano precise sanzioni per chi non le rispettava, e quindi superavano l’arbitrarietà delle decisioni del signore del luogo in fatto di giustizia.
Con la conquista napoleonica, anche a Bruino nel 1804 fu istituito il Comune, nell’ambito del Primo Impero francese e, dopo il congresso di Vienna, del Regno di Sardegna. L’economia del paese era sempre basata sull’agricoltura, ma con miglioramenti dovuti alla realizzazione di canali irrigui. Le proprietà della famiglia Malines furono vendute, con un passaggio intermedio, alla famiglia Gautier.
Dopo la prima guerra mondiale, in cui anche Bruino diede un pesantissimo contributo di sangue, e l’avvento del fascismo, nel 1928 il comune di Bruino assorbì quello limitrofo di Sangano. La famiglia Gautier sostenne il fascismo e il figlio della proprietaria del castello divenne un gerarca fascista. Durante la seconda guerra mondiale, anche Bruino ospitò numerosi sfollati dalla città. Subito dopo l’8 settembre 1943 si formò inizialmente a Bruino una banda partigiana (la banda Nicoletta) che operò nella Val Sangone durante tutta la Resistenza. Alla fine della guerra la famiglia Gautier, non più gradita ai bruinesi a causa del loro sostegno al fascismo, vendette tutti i suoi possedimenti e terminò così una lunga storia di famiglie dominanti sulla scena del paese.
Nel 1950 i cittadini di Bruino decisero di costruirsi, con i propri mezzi, su un terreno ceduto da uno di loro e con lavoro volontario, un asilo infantile che fu inaugurato nel 1954[7] e tuttora funziona insieme alla scuola dell'infanzia statale, più recente. In seguito (1956) i comuni di Bruino e Sangano si separarono nuovamente, e Bruino ebbe una notevole espansione demografica, legata anche all’esigenza di ospitare i numerosi immigrati interni dal Polesine (a seguito dell’alluvione del 1951) e dal Meridione che trovavano lavoro nelle fabbriche torinesi.